La Corte d’appello di Sassari ha lasciato in sospeso “sine die” la procedura di estradizione alla Spagna dell’ex presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, fino a quando la Corte di giustizia dell’Unione europea non si pronuncerà sulla questione pregiudiziale sollevata dalla Corte suprema spagnola. All’uscita dal tribunale, Puigdemont è stato abbracciato dagli ex assessori Toni Comin e Clara Ponsati e accolto con grida di “libertà” dai manifestanti sardi che lo aspettavano alla porta e che si erano riuniti tutta la mattina per mostrare il loro sostegno. La Corte d’appello, dunque, ha accolto le richieste della difesa basata sulla necessità di attendere la definizione della procedura pendente, riguardante l’immunità, e la questione pregiudiziale in corso di esame da parte della Corte di giustizia dell’Unione europea.
Puigdemont: “Potere giudiziario usato a fini politici”
La Spagna si è servita del potere giudiziario, fondamentale in uno Stato di diritto per conseguire fini politici. Lo ha affermato l’ex presidente della Catalogna Puigdemont, nel corso di una conferenza stampa in Sardegna al termine dell’udienza presso la Corte d’appello di Sassari che ha deciso di sospendere la sua estradizione. Puigdemont ha denunciato la mancata libertà di espressione, libera circolazione in Europa e autodeterminazione per l’indipendenza della Catalogna. Secondo l’ex presidente della Generalitat, la Spagna si pone “al di fuori” del quadro d’azione dell’Unione europea, accusando lo Stato di aver scelto una strada che rende “difficile risolvere un conflitto politico” e che “nega ai catalani il diritto di scegliere il loro futuro”. Puigdemont ha ricordato che dal 2017 si è ritrovato a dover affrontare tre mandati d’arresto europei, in tre diverse giurisdizioni in Belgio, Germania ed Italia e “in nessuna di esse la Spagna ha raggiunto i suoi obiettivi politici”. Il parlamentare europeo si è detto infine “molto felice e tranquillo” perché sapeva che “sarebbe finita così”,
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